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FIAT e JEEP fuori dal listino i modelli più venduti ed altra cassa integrazione

 

 

La ripresa del lavoro all'interno degli stabilimenti italiani di Stellantis, dopo un lungo periodo di cassa integrazione e ferie forzate, non porta certamente buone notizie.

La nuova Lancia Ypsilon non sarà prodotta in Italia, la Maserati non raggiunge e non potrà mai raggiungere volumi produttivi tali da assicurare pieno lavoro agli operai, mentre l'economia del riciclo, tanto di moda, non assicura che pochi posti di lavoro.

Basterebbe già questo per disegnare un futuro pieno di incognite.

Ma non basta, l'accanimento dei vertici Stellantis su tutto ciò che è fuori dalla Francia, oramai è chiaro.

Chiuso uno stabilimento in Polonia, nuovi licenziamenti in USA, cassa integrazione ed incentivi all'uscita in Italia.

In Francia, invece, si va a gonfie vele ...

Ma non basta, ora usciranno di scena auto importanti per gli stabilimenti italiani, come la Panda, la 500x e la Jeep Renegade.

Auto di successo con importanti volumi produttivi, che fanno lavorare gli stabilimenti italiani e tutto l'indotto.

Uscirà di scena anche l'attuale Lancia Ypsilon, sostituita dalla ben più costosa versione elettrica, che non sarà prodotta comunque in Italia, ma già l'attuale Ypsilon non è prodotta in Italia.

La nuova Panda non sarà più prodotta in Italia, mentre la "Pandina" avrà vita breve.

Peggio è per 500X e Jeep Renagade, che al momento non hanno una vera erede, si parla di nuovi modelli elettrici, più grandi e costosi.

Il problema è che all'Italia ed alla filiera italiana dell'automotive servono modelli di successo, con grandi numeri, non prodotti di nicchia.

Già è stato un fallimento trasferire la produzione Maserati a Torino, si continua a puntare su auto costose e con pochi muneri di vendita, con una strategia di lungo periodo che è chiara: far chiudere gli stabilimenti italiani, concentrare la produzione di qualità in Francia e poi produrre le auto di massa il Paesi Low-cost.

Intanto a Melfi l'indotto trema e si preannuncia nuova cassa integrazione per almeno 12 mesi, con lo spettro dei lincenziamenti.